giovedì 9 luglio 2009

Decimo anniversario dalla scomparsa di Orazio Costa


Orazio Costa

Fanno quest'anno 10 anni da che sen'è andato.

Ho conosciuto Orazio Costa; e mi sono turbato per il suo talento. Mi ricevette nel suo appartamento vicino a S. Lorenzo, in Firenze. Abitava in cima ad una infinita spirale di gradini, in un luogo arioso che dava con le finestre sulla piazza. Avevo mandato a memoria un testo, da Camus, seguendo tutte le indicazioni dal suo metodo, ricevute in quei due anni di scuola per tramite del suo fedele allievo Enrico di Marco. Ero tutto pervaso dall'ansia. Terribile! Anche perché si diceva che ricevesse solo quanti giudicava "i migliori", ed io non volevo essere escluso, o peggio ancora respinto. Era già in avanti con gli anni, ma c’era ancora nei suoi modi un’agilità fisica ed una freschezza di pensiero che ingannavano, e pure, anche, austerità, sebbene mista ad eleganza. Ma anche un calore ed un modo di guardare che non ho più ritrovato nel corso del tempo.

Rimase in piedi, fermo, ad ascoltarmi ed a scrutarmi. Rammento che la sua figura asciutta emergeva fra tutti quei libri sparsi o ammonticchiati davanti in pile traballanti sul suo tavolo. Arrivai in fondo a Camus. Attesi un tempo che non saprei quantificare. Forse dopo un paio di secondi sussurrò “poteva andar peggio”! Tornai altre volte. "Il Teatro non ci appartiene senza l'umiltà". Questo, riecheggia ancoro oggi nella mente e nel cuore. Forse il distillato del suo insegnamento. E gliene sono assai grato. Ancor oggi.

Grazie, Orazio Costa Giovangigli.