venerdì 7 marzo 2014

Hanno questo di proprio le opere di genio, che, quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le piú terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande, che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita o nelle piú acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa), servono sempre di consolazione,  raccendono l’entusiasmo; e non trattando né rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta.

G. Leopardi

giovedì 6 marzo 2014

 

"Il teatro di Giuseppe Tesi è sempre concentrato sulla rappresentazione della dis-topia piccolo-borghese sospesa in un tempo la cui memoria impedisce alla nostalgia di diventare il presente di Esserci Ora.”

"L’Impero dei sensi di colpa, si presta a una rappresentazione capace di descrivere un microcontesto, un’esperienza di vita in cui l’influsso della morale assume un significato oppressivo e frustrante … Tesi ha scelto questo testo, partendo sicuramente dalla miriade di input in linea con la sua poetica, da sempre interessa allo scavo atto a far affiorare il marcio là dove non ce lo aspetteremmo"

Claudia Placanica