domenica 3 ottobre 2010

un pensiero di Maura Salvi








"Definirei lo spettacolo di Tesi carico di emozioni, una lettura di Wilde molto raffinata ed esplicativa dell'animo sensibile e creativo del regista. Aggiunge al già intenso spessore dell'opera pennellate d'arte molto personali, quanto piace voli!"


Maura Salvi

D.A. Compagnia Teatrale La Bottega delle Maschere Agliana

martedì 21 settembre 2010

OSCAR WILDE FATTO A PEZZI

E’ possibile “fare a pezzi” Oscar Wilde? Sì, se l’operazione dimostra l’importanza di chiamarsi ed essere Wilde. La scrittura e i testi dell’autore sono stati smontati e rimontati in un collage che ben si presta alla sintesi e alle esigenze di compressione del nostro tempo. Non significa aver assinato Wilde, ma salvarne tutta l’essenza primigenia e la forza esplosiva ed eversiva che ancora oggi è capace di trasmetterci. L’associazione Electra sta riallestendo lo spettacolo O.W già rappresentato con successo la scorsa primavera e cerca attori e attrici con la voglia di misurarsi con un multi-testo che è una vera sfida esplorativa dell’interiorità e dell’ipocrisia borghese di fine Ottocento. In O.W. confluiscono brani o testi integrali atti a delineare tutta la problematicità, la complessità e la lucidità del genio irlandese e del cosmo da lui percepito e creativamente descritto. Non un peccato di “riduzione”, quindi, il montaggio portato sulla scena dal regista Giuseppe Tesi, ma un file concepito per dimostrare quanto Wilde vada accreditato tra le maggiori espressioni creative e quanto ancora la sua opera possa aprirci spazi di conoscenza e viaggi percettivi anche in futuro.

Chiunque, dotato anche di capacità coreutiche e/o canore e che abbia voglia di far parte del team di Electra (a titolo assolutamente gratuito; l'incarico eventuale non costituisce in nessun modo offerta di lavoro, di alcuna fattispecie, trattandosi di esperienza didattica che riguarda il teatro non convenzionale. La prestazione deve essere considerata assolutamente di natura filantropica), può contattare l’associazione inviando il proprio curriculum a teatroelectra@hotmail.com e cercare informazioni sul sito http://teatroelectra-regia-blogspot.com/. Le prove sono programmate a Pistoia e provincia. Vi aspettiamo per sapere come fare a pezzi Wilde senza turbarlo troppo ma affinché lui continui a turbare noi.

Ufficio Stampa

Claudia Placanica

venerdì 17 settembre 2010

RECENSIONE A CURA DI RENATA REBESCHINI
























Come sempre per godere del teatro bisogna...conoscere il teatro. Un pensiero che viene immediato guardando O.W. Come Oscar Wilde, lo spettacolo che Giuseppe Tesi ha portato in scena con la Compagnia che da anni dirige e di cui è chiaramente l'anima. Un'idea coraggiosa, anche rischiosa, quella di produrre l'uomo, le opere, i giorni per parlare di Oscar Wilde, facendone un puzzle le cui tessere, pian piano, si incastrano fino ad arrivare alla conclusione...o non conclusione...non solo dello spettacolo ma anche di una vita.
Una raffinata intuizione, messa in scena con misura e con provocazione, con umanità e con rabbia, con tensione e delicatezza. Parlare dell'animo umano, entrare nell'intimità di un genio come Wilde non è facile; la sua arte, la sua cultura, la sua continua sfida alla società del tempo, che forse è quella di tutti i tempi, le sue idee, le sue tensioni vengono gettate in pasto al pubblico senza rete; un pubblico seduto (non comodamente!) su poltrone roventi.
C'è un processo in cui ognuno si sente un po' giudice e un po' imputato, ci sono brani di vari scritti (il ritratto di Dorian Gray) e commedie (Salomé) di Wilde, una lezione di teatro carica di parole e di simbolismi spiazzanti, in cui è assolutamente necessario mantenere un'attenzione spasmodica per non perdere una sola battuta per non rischiare di perdersi nel continuo gioco di variazioni e trasposizioni.
A volte ci si sente spiazzati, si vorrebbe una pausa per elaborare quanto sta succedendo, per scuotersi di dosso l'erotismo che ci stordisce, l'indignazione che ci pervade, l'incredulità che ci fa sentire tutti scomodi colpevoli.
Anche la scelta delle musiche, pure loro un puzzle di pezzi i più diversi, eppure incuneati nel posto giusto, ha creato la giusta suggestione nell'animo dello spettatore, sempre in tensione, fino alla fine, fino alla voce che sfuma, alla musica che si smorza lentamente, alle luci sempre al servizio delle emozioni, che si vanno a spegnere.
La cultura e la raffinatezza di Giuseppe Tesi l'hanno portato a rischiare...ma d'altronde se non si rischia con un grande giocatore come Oscar Wilde!

Renata Rebeschini
Direttore Artistico Teatro della Gran Guardia Padova
Presidente I.S.D. Teatro Ragazzi

venerdì 2 luglio 2010


LA NAZIONE

1 luglio 2010

lunedì 12 aprile 2010

RECENSIONE

















nella foto l'attrice Gloria Biondi magnificamente ritratta da Xeniya

O.W.COME OSCAR WILDE

Agliana, 10 aprile 2010


“Anch’io avevo le mie illusioni. Pensavo che la vita sarebbe stata una commedia brillante […] Scoprii che era una tragedia repellente ed ignobile e che la sinistra occasione del grande colpo di scena eri tu, spogliato da quella maschera di gioia e di piacere da cui non meno di me eri stato ingannato e fuorviato.” Le parole di Wilde echeggiavano nel loro sinistro realismo al teatro Moderno di Agliana e il fatto che, a profferirle fosse una donna non più giovane, dal viso suggestivamente affilato e a tratti androgino, ha reso il testo ancora più maudit. L’interpretazione di Gloria Biondi, utilizzata per i monologhi della piece O.W. come Oscar Wilde, ha funto da catalizzatrice dell’autentico spirito wildiano. Gloria dimostra come il talento possa irrompere – per la fortuna di tutti – in ogni fase della vita. I timbri, i colori e le espressioni della sua voce uniti ai movimenti, alle posture, ai gesti, hanno portato il testo al di là della mera rappresentazione. Anche gli altri attori sono parsi sulla lunghezza d’onda giusta e a proprio agio nei non facili ruoli di dare spessore e credibilità a fatti e parole portatori di valori opposti e contradditori. La regia ha investito molto sulla qualità erotica dei rapporti dei personaggi-attori e il climax è giunto nella parte conclusiva, in quell’opera controversa che è la Salomè. Le luci e la musica hanno trasfuso all’opera quel sapore di universalità senza tempo, vero elemento fondante dei classici; l’essenzialità della scena suggeriva dinamiche, rinunciando ad imporre letture didascaliche della poetica di Wilde. La musica è apparsa congeniale nella miscela colta e gustosa di brani provenienti dagli ambiti più distanti fra loro. Si tratta di scelte non scontate e, quindi, rischiose. Ma, come talvolta accade, la volontà di rischiare ha reso O.W. l’epicentro di un terremoto estetico-dialettico e, se il pubblico è andato via “schiaffeggiato” dall’ insolenza di Wilde, vorrà dire che il team di Electra ha centrato il bersaglio.

Claudia Placanica

giovedì 1 aprile 2010

Un mosaico in scena




O.W.


Sedetevi pure, ma non tentate di mettervi comodi perché, quel che vedrete, non sarà per niente accomodante.
Il testo-mosaico di Oscar Wilde non potrebbe essere meno confortante e più irriverente. I brani dal De profundis, dalla Salomé, dal Dorian Grey ed altro ancora sembrano scritti ieri e, giustamente, la contestualizzazione ha giocato sulla sfalsatura temporale e sull’ambiguità sessuale. Le affermazioni di Wilde al processo e gli arguti aforismi umiliano, non solo il giudice al suo cospetto, ma proprio l’intera comunità, accusata di moralismo e di assenza di sensibilità estetica: uno spettacolo che non risparmia sferzate a nessuno. Per infierire spudoratamente sullo spettatore, l’ultima regia di Giuseppe Tesi ha scomodato anche Beethoven, i Dead can dance, Voltaire, Tenco e i più disparati materiali musicali, tutti pronti a implodere nell’atto teatrale. La recitazione è asciutta e, a tratti, isterica, talvolta malinconica. L’eros sembra suggerire la trama dei rapporti fra i personaggi, chiusi in un vicolo cieco che li inchioda ad una realtà – essa sì – oscena. Essi sono condannati a una comunicazione – non comunicazione, priva di feedback in cui solo il mittente-Wilde è credibile in quanto portatore di un ego già di per sé teatrale e teatralizzante: la dimensione spazio-temporale risulta satura e problematizzata. Lo spettatore ha consumato la sua palingenesi con la chiusura di un rito che lo sottrae alla barbarie della bruttezza.

Claudia Placanica